Siete alla ricerca di una meta per un week end diverso dal solito? Lisbona è la risposta!
Dall’Italia sono poco meno di 3 ore di volo ma vale veramente la pena. Sono tornata da poco da un fine settimana incredibile e rigenerante, complici delle insostituibili amiche giramondo.
A cominciare dal clima qui a Milano la temperatura era attorno allo zero mentre a Lisbona di giorno c’erano 20-23 gradi e la sera serviva giusto un maglioncino, una sensazione di inaspettata primavera e leggerezza.
Il miglior modo per viver la città è affittare una casa su uno dei mille siti, in genere sono moderne, pulite e con prezzi contenuti, in assoluto il miglior rapporto qualità-prezzo.
Il primo giorno andate assolutamente in una delle mille panaderie della città per cominciare la mattinata con i pasteis de nata ancora caldi, delle tortine che a vedersi non sembrano nulla di eclatante ma dal primo morso vi sorprenderanno. Non dimenticate metterci un pizzico di cannella come da tradizione. Poi una passeggiata a Principe Real per arrivare da Embaixada, un concept store all’interno di un palazzo antico stile riad in cui perdersi. In zona ci sono mille negozietti uno più bello dell’altro. Per pranzo la soluzione che preferisco è il Mercato da Ribeira, solo lui vale il viaggio. Si tratta di un mercato per metà riconvertito in una moltitudine di ristorantini tematici curatissimi. Dal ristorante che fa solo cucina portoghese, quello delle tartare, quello del pollo, quello del pesce, quello delle patate, delle sardine e la lista va avanti a lungo. Non perdetevi lo stand dello chef Henrique Sà Pessoa forse il vero gioiellino del mercato, i suoi piatti forte sono tartare di branzino, maiale cotto 24 ore, uova cucinate a temperatura controllata e il più buon baccalà della città. Assaggiate almeno una sardina in giro per la città, sono uno dei piatti nazionali.
Lisbona è tutta su e giù, per riprender fiato dalle scarpinate della mattina, girare il quartiere dell’Alfama in tuktuk o in tram (il 28 per la precisione) può essere un modo diverso per godere della città fermandosi di tanto in tanto a vedere la Cattedrale, il castello o il Miradouro. Una volta in cima perdetevi nelle mille viette con le case ricoperte di piastrelle decorate e piccoli negozi. Ricordate che la domenica la stragrande maggioranza dei negozi è chiusa quindi sfruttate il sabato come si deve!
La sera se volete un ristorantino abbastanza tradizionale la Taberna da Rua das Flores, fa al caso vostro, ricordate che qui non si può prenotare. La Pharmacia, il ristorante all’interno del museo della farmacia a tema medico-farmaceutico, è molto stravagante. Altrimenti uno dei ristoranti di Josè Avillez è una garanzia. Da provare il baccalà dello chef con le olive esplosive, un tocco di cucina molecolare per rendere attuale una colonna portante della cucina portoghese.
I bar sono tantissimi, non ho avuto il tempo di andare ad ascoltare il Fado, ma lo consiglio vivamente. Pensao Amor, un cocktail bar decadente con piccola discoteca in una ex casa chiusa, è decisamente suggestivo per il dopo cena. Nella stessa strada abbondano altri mille locali, possono esser un buon compromesso per chi non vuole fare troppo tardi, sfruttando la mattina seguente per visitare la città.
La domenica è il giorno ideale per scoprire la vicina cittadina di Belem con la sua splendida torre, il monastero e la statua in onore di Vasco de Gama (oltre la pasticceria dove hanno inventato i pasteis). Un piccolo rituale è bere la Ginjinha, il liquore di amarene più famoso del Portogallo, da gustare imperativamente a Largo de Sao Domingos assieme a tutti gli anziani signori della zona, non sarà difficile fare amicizia! Se siete appassionati di tè il posto giusto per voi è il Palacete Chafariz d’el Rei, un’antica residenza in stile moresco trasformata in hotel dove il tè è servito in meravigliose tazze decorate e accompagnato da dolcetti, tra cui anche i miei adorati scones. Pare sia un must anche per il brunch.
Ci sono così tanti luoghi nascosti da scoprire in questa città che credo meriti ben più di un week end, quattro giorni potrebbe esser l’ideale.