In occasione della Milano Wine Week ho partecipato a una delle degustazioni più interessanti in programma: i Migliori Assaggi 2019 secondo la Guida d’Oro di Veronelli. Su 16.256 vini assaggiati dai sommelier per completare la guida, solo uno per categoria è stato premiato. Le categorie erano cinque: miglior Spumante, miglior vino bianco, miglior vino rosato, miglior vino rosso e miglior vino dolce o da meditazione. I vini che sono stati premiati racchiudono in loro meglio di qualunque altro vino la capacità del racconto. Un racconto fatto di un territorio, di un vitigno, di un clima, degli interventi agronomici e delle scelte enologiche adottate dal produttore.
E’ stata un’occasione non solo per rispolverare il mio diploma di sommelier ma per fare un punto sulla viticoltura ed enologia italiana.
Secondo i curatori della guida i vini rossi italiani stanno sbocciando, stanno prendendo le distanze dagli stilemi della Scuola Enologica di Bordeaux. Stanno uscendo da una genericità di produzione, orientandosi verso una ricerca della propria identità. Non ricercano più obbligatoriamente dei colori profondi e delle grandi intensità, tratti distintivi dei grandi vini francesi, si sceglie di trovare o ritrovare le caratteristiche di personalità, peculiarità ed eleganza.
Finalmente ci si rivolge a un’enologia di precisione, che premia le differenze e sa incuriosire il consumatore internazionale.
Il Piemonte è re con il suo Barolo e Barbaresco. La Lombardia divisa tra i suoi territori pianeggianti, collinari e montuosi si muove con garbo e autonomia verso vini molto equilibrati.
Il Veneto continua la riscoperta di prodotti che in passato aveva erroneamente tralasciato come Valpolicella e Colli Euganei.
La Toscana procede con il Sangiovese e i vitigni internazionali, facendo attenzione a reinterpretarli, creando qualcosa di molto personale.
Nel Nord/Est il clima e il territorio più complessi fanno da cornice per i grandi vini bianchi, ci si trova davanti a un’enologia difficile che da risultati strabilianti e caratteristici.
L’Emilia Romagna assieme a Sangiovese e Albana, dà spazio anche ai Lambruschi in modo nuovo e di qualità.
Spostandosi verso il Sud della penisola i risultati più sorprendenti arrivano costantemente dai vitigni autoctoni, grazie alla correlazione storica di vitigno e ambiente.
In Puglia il Primitivo è sempre più poliedrico e fine, mentre il Nero di Troia è elegante e sfaccettato. In Sicilia si parla di momento d’oro del Nerello, e i vini dolci, spesso non compresi, stanno facendo grandi passi per quanto riguarda la qualità. In Campagna sono da tenere d’occhio le zone del Taurasi e del Taburno, mentre in Costiera Amalfitana s’incontrano vini intensi creati con vitigni rari.
In Basilicata si sono concretizzate nuove visoni enologiche unite al concetto di biologico. La Sardegna si è risvegliata da un torpore e isolamento, producendo vini ben fatti e ben pensati con vitigni autoctoni come Cannonau, Vermentino e Carignano e sta portando avanti dei progetti interessanti con le malvasie.
Per gli appassionati di vini la regione da seguire maggiormente è la Calabria, definita anche “regione laboratorio”, qui si creano nuove impostazioni a livello di azienda e si stanno recuperando con maestria antichi vitigni che trovano riscontro in vini originali, affascinanti e specchio del territorio.
I Migliori Assaggi 2019 per la Guida d’Oro dei Vini di Veronelli:
Miglior Vino Spumante:
Franciacorta Extra Brut Rosé Riserva Annamaria Clementi 2008 – Cà del Bosco
Miglior Vino Bianco:
Alto Adige Terlaner I Grande Cuvée 2015 – Cantina Terlano
Miglior Vino Rosato:
Cerasuolo d’AbruzzoPiè delle Vigne 2016 – Cataldi Madonna Luigi
Miglior Vino Rosso:
Barolo Bussia Riserva Granbussia 2009 – Poderi Aldo Conterno
Miglior Vino Dolce:
Romagna Albana Passito Riserva AR Selection des Grains Nobles 2014 – Fattoria Zerbina